16 Febbraio 2023
Dobbiamo diversificare i mix energetici: l’AD di Eni Claudio Descalzi lo ribadisce in un’intervista pubblicata su “L’Osservatore Romano” il 13 febbraio. “Per poter contare in futuro su una sicurezza energetica ancora più solida e stabile, mantenendo sostenibile il livello dei prezzi, dovremo creare una situazione di abbondanza d’energia, diversificando ulteriormente il nostro mix energetico, grazie anche al sempre maggiore utilizzo delle energie alternative e rinnovabili, e le rotte di approvvigionamento del gas, potenziando la nostra capacità infrastrutturale di importazione”, spiega l’AD di Eni.
Muoversi in un contesto particolarmente complesso come quello attuale impone non solo di rafforzare ulteriormente il proprio impegno ma anche di avere un’idea ben chiara della direzione in cui andare e di agire quindi con maggior determinazione e consapevolezza. Emerge anche dalle parole dell’AD di Eni: “Continuare a vedere i due obiettivi epocali della sicurezza energetica e della decarbonizzazione con la lente dell’ideologia, o come radicali alternative, non ci porta lontano”. Per Claudio Descalzi fondamentale è “osservare le cose come stanno: i sistemi economico industriali globali richiedono ancora in buona parte energie tradizionali, e per riuscire a compiere la transizione energetica dobbiamo continuare ad alimentarli, trasformandoli gradualmente in sistemi capaci di non generare emissioni, cambiando non solo l’offerta ma anche la domanda”. Per quanto riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti “dobbiamo ricorrere alla più pulita delle fonti fossili, il gas, abbattendone le emissioni attraverso tecnologie come cattura e stoccaggio della CO2 e tramite la costante riduzione delle emissioni fuggitive”. Ma soprattutto “dobbiamo spingere fortissimo sulla transizione, utilizzando tutte le tecnologie a nostra disposizione per decarbonizzare i molteplici ambiti dei sistemi in cui viviamo, accelerando innanzitutto sulle rinnovabili, ma anche per esempio sui biocarburanti e sui progetti legati all’economia circolare”.
Indispensabile poi “continuare a investire in ricerca e sviluppo tecnologico legati alla transizione, in cui come Eni abbiamo investito oltre sette miliardi di euro negli ultimi sette anni”. L’obiettivo è arrivare entro il 2050 “ad avere processi industriali e prodotti completamente decarbonizzati e offrire prodotti privi di emissioni è il modo più pragmatico che abbiamo per arrivare a decarbonizzare anche la domanda”. Eliminare l’ideologia “significa anche aprirsi la strada a vere e proprie rivoluzioni tecnologiche”, aggiunge Claudio Descalzi: la fusione a confinamento magnetico, ad esempio, “tecnologia nella quale stiamo investendo significativamente e che potrebbe, già all’inizio del prossimo decennio, portarci alla produzione industriale di energia pressoché illimitata e priva di emissioni”.
Da questa crisi l’Europa può trarre diversi insegnamenti. L’AD di Eni ne cita due nel corso dell’intervista: “La prima lezione è che la domanda di gas in Europa è inelastica, è sempre la stessa da anni. Per avere una situazione di tranquillità dal punto di vista della sicurezza e dei prezzi, le forniture devono essere abbondanti, ma mantenute in un quadro di mix energetico e fonti sempre più diversificate. Il secondo insegnamento è che la transizione energetica, assolutamente vitale da compiere, non può prescindere dalla sicurezza degli approvvigionamenti e dal costante miglioramento dell’accesso all’energia. La transizione, senza energia che la alimenta, fallisce”. Per quanto adesso viviamo uno scenario di relativa tranquillità “non dobbiamo cullarci in questa calma, e dobbiamo lavorare da subito tutti insieme a livello europeo, attraverso la politica, l’industria e l’economia, a un Piano di sicurezza energetica condiviso e coordinato”.
È “un qualcosa che non abbiamo mai avuto”, osserva Claudio Descalzi: “Quello europeo è un Continente che ha fonti energetiche proprie insufficienti. Deve rifornirsi altrove. Nel farlo, l’Europa e l’Italia hanno tutto l’interesse economico e politico a evitare le dipendenze. Pertanto, dobbiamo diversificare i mix energetici”. In questo Piano, secondo l’AD, dovrebbe rientrare anche la creazione di un “forte corridoio sud-nord con l’Africa”. È questa la risposta a ciò che l’Europa dovrebbe cercare: “Diversificazione, rapportandoci con i molteplici Paesi africani e le diverse fonti che essi possono offrire, e abbondanza di energia. E l’Europa sarebbe in grado di dare all’Africa ciò che le manca: fondi e tecnologie. Un corridoio dotato delle necessarie infrastrutture e fondato su vere e proprie alleanze che consentano di porci come partner per la transizione energetica africana”.
L’AD di Eni sottolinea quindi il valore di “un approccio Africa first basato sul rispetto: non possiamo pensare di comprare semplicemente gas e imporre le nostre ricette, ideologizzate, per la decarbonizzazione. Dobbiamo rischiare con loro e come loro, condividere le nostre esigenze e ascoltare le loro, senza imporre nulla, ma cercare di posizionarsi come alleati per progredire insieme”.