Quattro aree di intervento, progetti con impatto reale sulla decarbonizzazione e la possibilità di creare da 70 a 100 mila posti di lavoro all’anno: Eni è pronta a entrare in gioco sul Recovery Plan a beneficio del rilancio economico e competitivo del Paese. Ne ha parlato l’AD Claudio Descalzi lo scorso 28 novembre in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”: “Ho indicato quattro aree: c’è una parte che riguarda la cattura di CO2, per dare continuità alle infrastrutture e salvaguardare l’economia e l’occupazione in Italia. Tra queste ci sono il sequestro di CO2 in giacimenti esauriti, la sua mineralizzazione, la biofissazione dalle microalghe e altre tecnologie mature. Inoltre c’è un’area sulla mobilità: Hvo-biodiesel e bio jet, alimentazione elettrica, a idrogeno e sostituzione del gas con biogas”. Non solo: “Investiremo 350 milioni di euro, potenzialmente anche dal Recovery fund, per rifare in questo senso le stazioni di servizio. Infine ci sono la crescita delle rinnovabili su terreni nostri e di Cdp, una tecnologia sviluppata con il Politecnico di Torino per produrre energia dal moto ondoso e tutto il capitolo riguardante l’economia circolare”.
L’obiettivo delle quattro aree individuate indicato dall’AD è ridurre le emissioni di 6,5 milioni di tonnellate l’anno: “E nei sei anni di sviluppo dei progetti, solo nell’indotto e nell’impatto indiretto, creeremmo fra 70 mila e 100 mila nuovi posti di lavoro all’anno”. Il Recovery plan secondo Claudio Descalzi è assimilabile a un piano strategico:“In pochi mesi abbiamo dovuto accelerare e allineare tanti progetti e tante tecnologie, selezionando soprattutto quelle mature, con un impatto reale sulla decarbonizzazione: gli investimenti fatti in nuove tecnologie negli ultimi anni e la nostra capacità di calcolo ci hanno aiutato nell’accelerare questi processi”.
L’Italia può dunque arrivare preparata al Recovery fund “ma il tutto va aggregato in un piano nazionale, e per come sta lavorando il governo sono ottimista”: basti pensare a quanti incentivi siano stati dedicati alle rinnovabili e alla scarsa penetrazione che hanno avuto in proporzione o a come hanno impattato il mercato dell’energia: “Tutto ciò implica che nel coordinare i diversi progetti si debba avere un forte e competente centro di coordinamento, un’amministrazione efficace, le migliori teste che abbiano esperienza di mercato, di prodotti, di tecnologie e d’innovazione. Saranno loro a dire quali progetti dovranno entrare, con l’obiettivo di soddisfare non solo i criteri d’innovazione, ma anche di sostenibilità economica, sicurezza energetica e impatto ambientale. Si dovrà trovare un giusto equilibrio fra il sussidio che premia la penetrazione di nuovi prodotti rispettando il principio del mercato della domanda e dell’offerta”.
In merito al Green New Deal e agli 80 miliardi di fondi europei per l’Italia, l’AD ha parlato di una doppia sfida: “La prima per la verità è ottenere i fondi, poi averli in tempi utili, ma credo che l’Italia abbia un tempo sufficiente per organizzarsi e definire i processi che permetteranno di metterli a terra”. Da parte del Governo “c’è la massima attenzione e focalizzazione” ma “tutto dipende dall’organizzazione” come osserva Claudio Descalzi: “Credo che si vogliano evitare lungaggini burocratiche o procedure amministrative eccessive, lecite e comprensibili in una situazione ordinaria ma non in un momento critico come questo”.
Mai come ora è importante giocare tutti nella stessa squadra perché il Recovery Plan guarda a un obiettivo comune: il futuro del Paese. Tra i player del settore energetico “non c’è competizione”: l’ottica è unire le forze affinché “il gioco di squadra ci porti all’obiettivo comune”. E anche nei progetti sull’idrogeno vince il dialogo: “Come Eni siamo concentrati sul nostro piano energetico e la questione idrogeno, per noi, è una delle componenti di tutto il processo di trasformazione. Oggi il Gruppo nel settore retail conta nove milioni di clienti e prevede di arrivare a venti: “Non siamo una pura utility, lavoriamo su tutta la catena industriale del valore: la chimica Eni sarà green, ma ci sarà sempre. La raffinazione sarà bio, ma resterà. Poi ci sarà l’economia circolare“. In conclusione “siamo geneticamente diversi anche rispetto ad altre compagnie Oil & Gas”, ma come precisa l’AD Claudio Descalzi “detto questo, certo che mi sento spessissimo con tutti. E non ci sono divergenze”.
Per avere maggiori informazioni:
https://www.corriere.it/economia/finanza/20_novembre_27/recovery-plan-l-eni-gioco-serve-regia-forte-competente-dbec7134-30e2-11eb-b439-4fc5a36ba8fd.shtml
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