24 Giugno 2021
“Il Piano strategico che abbiamo presentato lo scorso anno, insieme alle novità che abbiamo introdotto con quello annunciato recentemente, rappresentano per Eni una svolta irreversibile”: lo evidenzia l’AD di Eni Claudio Descalzi in un’intervista pubblicata all’interno dello speciale “Pianeta Idrogeno” sul sito di ENEA. L’AD parla del percorso che porterà il Gruppo “a diventare leader nella produzione e vendita di prodotti totalmente decarbonizzati, generati da processi industriali a emissioni nette pari a zero”. E ricorda “l’importantissimo obiettivo” incluso nel piano presentato di recente: “Diventeremo totalmente carbon neutral al 2050”.
Era il 2014 quando Eni decise di andare in questa direzione: “Anticipando la crisi dello scenario energetico, abbiamo deciso di assumerci la grande responsabilità di schierarci in prima linea nella lotta al climate change, con la consapevolezza che la nostra industria doveva giocare un ruolo imprescindibile e di primo piano: abbiamo letteralmente trasformato la società, la sua organizzazione interna e la sua mission, ora ispirata ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. Per farlo, il Gruppo si è dotato del sistema di supercalcolo più potente al mondo a livello industriale e ha sviluppato e messo in campo numerosi progetti e tecnologie: “Le fondamenta su cui abbiamo costruito il nostro piano, concreto e scandito da obiettivi intermedi annunciati al mercato”. Lo scorso anno poi l’esplosione della pandemia ha imposto “un duro lavoro di razionalizzazione di investimenti e costi per tutelare la solidità patrimoniale dell’azienda”: come sottolinea l’AD Claudio Descalzi “la crisi ci ha portato definitivamente fuori dalla nostra confort zone, convincendoci che invece di rallentare occorreva accelerare, come provano il miliardo di euro che spenderemo nei prossimi quattro anni in innovazione tecnologica e i 4 miliardi di euro che investiremo per proseguire nel nostro processo di trasformazione industriale verso la completa decarbonizzazione”.
La nuova strategia di Eni si erge “in larga parte su tecnologie già disponibili, su progetti già operativi o implementabili nel breve periodo” e include in sé “i meccanismi di creazione del valore che ne alimentano la realizzazione”. Ma soprattutto è fondata “sullo sviluppo di molteplici filoni di decarbonizzazione integrati tra loro e che porteremo avanti di pari passo, poiché obiettivi così sfidanti e importanti si raggiungono in modo pragmatico utilizzando diversi strumenti”. Claudio Descalzi li illustra nell’intervista: l’abbattimento dell’impronta carbonica del portafoglio upstream ma anche “una sempre maggiore incidenza del gas, progetti di cattura della CO2 e partecipazione in progetti REDD+ di conservazione delle foreste”. Inoltre “produrremo energia verde sviluppando le rinnovabili e gas naturale, GNL, idrogeno verde e blu (a partire da steam reforming del gas con la successiva cattura e stoccaggio della CO2)”: bio carburanti prodotti all’interno delle proprie bioraffinerie, metanolo e idrogeno dai progetti di valorizzazione dei rifiuti, bio metano da processi di upgrading del biogas. E non solo: “Eni farà chimica sostenibile sfruttando i materiali da riciclo e materie prime rinnovabili”.
Nell’intervista, l’AD si focalizza in particolare sui progetti legati all’idrogeno, di cui il Gruppo è “storicamente il primo produttore e il principale consumatore in Italia”. Utilizzato principalmente come materia prima nei tradizionali processi di raffinazione, oltre che nelle bioraffinerie di Venezia e Gela per la produzione di biocarburanti HVO, ovvero “oli vegetali idrotrattati”, Eni nell’ambito della propria strategia di decarbonizzazione dei processi produttivi ha individuato “nei cosiddetti settori altamente energivori (cosiddetti hard to abate), tra cui la raffinazione, una possibilità disponibile sin da subito per l’abbattimento delle emissioni, attraverso l’iniezione della CO2 catturata dai camini degli impianti di steam methane reforming in un sito di stoccaggio sicuro”. Il progetto, secondo quanto precisato dall’AD Claudio Descalzi, riguarderà l’area di Ravenna “dove abbiamo a disposizione uno dei siti di stoccaggio più grandi al mondo” ma in cantiere ce ne sono anche altri: “Stiamo anche lavorando a progetti di produzione di idrogeno tramite elettrolisi dell’acqua, utilizzando elettricità generata da fonti rinnovabili (il cosiddetto idrogeno verde) e, seguendo un approccio di economia circolare, anche su tecnologie per la produzione di idrogeno sostenibile dai rifiuti”. Non a caso il Gruppo ha aderito alla European Clean Hydrogen Alliance e stiamo partecipando allo studio “Hydrogen for Europe” assieme a 17 player del settore energetico, il cui scopo è valutare come l’idrogeno possa contribuire a raggiungere la neutralità climatica nel continente.
Promuovere l’utilizzo di idrogeno low-carbon nel processo di decarbonizzazione secondo Claudio Descalzi “darebbe indubbiamente un contributo importante alla riduzione delle emissioni e al percorso verso la neutralità carbonica UE al 2050, rappresentando una soluzione alla decarbonizzazione anche di settori industriali hard to abate, laddove l’elettrificazione non rappresenta un’opzione attualmente percorribile o risolutiva”: in quest’ottica i progetti promossi da Eni per decarbonizzare le proprie operazioni di raffinazione porteranno benefici ad interi distretti “per i quali potrà essere possibile convogliare le emissioni di impianto nei medesimi siti di stoccaggio utilizzati da Eni”.