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Lo sguardo di Eni sull’Africa: Claudio Descalzi al “Financial Times”

Rilanciare un dialogo virtuoso fra il nord e il sud del Mediterraneo: l’invito dell’AD di Eni Claudio Descalzi arriva nel corso di un’intervista al “Financial Times” pubblicata lo scorso 6 gennaio. L’AD, parlando di come gli scenari energetici siano evoluti anche a fronte delle tensioni geopolitiche esplose lo scorso anno in Europa, auspica in una più stretta collaborazione con i Paesi africani: un nuovo “asse energetico sud-nord” in grado di connettere le abbondanti risorse del Continente africano in termini di rinnovabili e fonti tradizionali con il mercato europeo bisognoso di energia.

Secondo Claudio Descalzi si può parlare a ragione di “grande complementarità”, dato che “noi non abbiamo l’energia, loro ce l’hanno” e al contrario “noi abbiamo una piattaforma industriale che loro devono invece sviluppare”. Lo sguardo sull’Africa non è però correlato all’attuale crisi energetica: anche il “Financial Times” ricorda come sia da oltre 60 anni che Eni opera e investe nel Continente e ha continuato a farlo anche quando molte altre realtà del settore, americane ed europee, hanno ridotto la presenza in quell’area decidendo di investire altrove.

È quindi anche in virtù di questa lunga e importante storia che lo scorso anno, in risposta alla necessità di sostituire le forniture di gas russo, l’AD Claudio Descalzi ha guardato a Paesi quali Algeria, Egitto, Congo con cui sono stati sottoscritti nuovi e ulteriori accordi. Se Eni è stata in grado di ottenere queste opportunità è stato perché “ha investito molto in Africa in un periodo in cui nessun altro investiva”. Inoltre, è stata annunciata a novembre la partenza dal Mozambico, più precisamente dall’impianto Coral Sul Floating Liquefied Natural Gas (Flng), di un primo carico di Gnl (gas naturale liquefatto) prodotto dal giacimento Cora, nelle acque ultra-profonde del bacino di Rovuma.

Nell’intervista, Claudio Descalzi sottolinea però anche come l’esperienza di Eni insegni quanto “un’attitudine e un approccio diversi” portino a collaborazioni sempre più efficaci. L’Europa ha sfruttato le risorse africane per secoli, pagando royalties per esportare le commodity e facendo poco per promuovere lo sviluppo delle comunità locali. Differente invece la vision del Gruppo, come dicono anche i numeri: nel 2021 circa l’85% del gas che Eni produce in Africa è stato destinato al mercato domestico, rispetto al 78% (sempre per Eni) a livello mondiale. “Fare questo significa prendersi maggiori rischi perché sarebbe molto più semplice esportare tutto il gas che si produce nei Paesi ma noi dobbiamo essere sicuri che stiamo creando valore per questi Paesi”, spiega l’AD secondo cui nuovi progetti oil&gas, se sviluppati in tempi rapidi, possono mettere a disposizione dei Paesi africani un flusso di entrate da reinvestire in iniziative legate alle energie pulite.

In questa direzione ad esempio guarda quanto avviato da Eni in Costa d’Avorio dopo l’importante scoperta petrolifera, annunciata nel settembre 2021, nel blocco CI-101: l’obiettivo è di far partire la produzione nel primo semestre del 2023. Le emissioni dal campo e l’energia utilizzata per le attività saranno neutralizzate e controbilanciate da progetti di conservazione delle foreste e di energia pulita per le case che ne faranno il primo progetto legato agli idrocarburi a zero emissioni nette in Africa. E anche il gas associato alla produzione petrolifera del giacimento sarà utilizzato a livello locale per la produzione di energia elettrica.

In Kenya invece lo scorso luglio Eni ha iniziato a processare oli vegetali come feedstock per le proprie bioraffinerie e il primo carico è partito per l’Italia a ottobre. In Italia al momento Eni ha due bioraffinerie (Venezia e Gela) che producono biocarburanti. Entro il 2025 la compagnia prevede di rifornirsi per il 35% del proprio feedstock di bioraffinazione da hub agricoli africani. I giusti investimenti basati sul “rispetto reciproco”, per citare le parole dell’AD Claudio Descalzi, possono quindi portare benefici all’Africa, che ne guadagnerebbe in termini di accesso all’energia, e al contempo anche all’Europa per quanto riguarda la sicurezza energetica. È questa la direzione in cui si sta muovendo Eni.

Per maggiori informazioni:

https://www.ft.com/content/8f00aa32-de56-4c8c-b065-2544ba16a460

Stefano Borroni

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