L’editoriale di Claudio Descalzi: transizione e sicurezza energetica, il valore di un piano condiviso

9 Febbraio 2023

L’AD Claudio Descalzi lo aveva ricordato anche lo scorso 25 gennaio intervenendo nel corso di una tavola rotonda organizzata nell’ambito della prima assemblea annuale di Proxigas: quanto accaduto nell’ultimo anno ci ha insegnato come per garantire la sicurezza energetica e fronteggiare la volatilità dei prezzi sia necessario puntare su abbondanza e diversificazione delle fonti e del mix energetico. Lo scrive anche in un editoriale su RiEnergia: il contributo dell’AD di Eni rientra in una serie di approfondimenti a cura di Proxigas sulle sfide della sicurezza energetica e della transizione ecologica.

Nel delineare il quadro attuale, Claudio Descalzi osserva come l’Europa abbia particolarmente risentito delle ricadute conseguenti alle tensioni esplose negli ultimi 12 mesi a livello geopolitico in quanto “il nostro continente non ha fonti proprie sufficienti e contava in maniera prevalente su una grande fonte di approvvigionamento, che è poi venuta a ridursi drasticamente”.

Riprendendo quanto sottolineato anche nel corso della tavola rotonda, l’AD spiega come per mitigare i rischi della dipendenza dalle importazioni, oltre a una diversificazione dei mix energetici che includa senz’altro una forte espansione delle energie alternative e rinnovabili, l’Europa e l’Italia debbano ricercare “una ridondanza delle infrastrutture, che consenta l’accesso a forniture abbondanti e diversificate della più pulita delle fonti tradizionali, il gas, come base per la sicurezza e per i prezzi sostenibili in un’economia concorrenziale”. 

Per l’Italia si aprono nuove sfide ma soprattutto “l’occasione di svolgere un ruolo strategico, in considerazione del suo posizionamento geografico nonché delle molteplici e diversificate linee di importazione di gas dai Paesi produttori che la caratterizzano”. Il nostro Paese ha le carte in regola per ambire a diventare “hub per il mercato europeo, nella prospettiva di flussi di approvvigionamento prevalenti secondo la rotta sud-nord, valorizzando il grande patrimonio infrastrutturale e la presenza di operatori con una solida esperienza nel settore del gas, lungo tutta la filiera”.

Claudio Descalzi ricorda come Eni abbia reagito tempestivamente appena esplosa la crisi: “Abbiamo fatto un lavoro straordinario in termini di tempistica e volumi sostitutivi. L’import di gas russo in Italia nel 2022 ha coperto appena circa il 16% del fabbisogno, rispetto al 37% nel 2021, compensato da maggiori importazioni di GNL e gas via pipeline (Algeria e altre fonti). Il piano di sostituzione del gas russo che abbiamo messo in campo ci consentirà di coprire circa 20 miliardi di metri cubi all’anno entro l’inverno 2024-2025”.

Importante però adesso è non adagiarsi sui traguardi raggiunti: “Dobbiamo lavorare da subito tutti insieme a livello europeo, politica, industria ed economia, a un Piano di sicurezza energetica condiviso e coordinato, che incroci le esigenze dei vari Paesi, le loro caratteristiche geografiche, economiche e industriali, le loro interconnessioni, i loro livelli di sviluppo, i diversi mix energetici che alimentano i loro sistemi e che persegua l’obiettivo della decarbonizzazione utilizzando non una, ma tutte le soluzioni tecnologiche efficaci ed efficienti”.

Per Claudio Descalzi è fondamentale “adottare un approccio neutrale alle soluzioni tecnologiche, che consideri tutte le opzioni in maniera sinergica e complementare tra loro, in base alla loro efficacia ed efficienza nel ridurre le emissioni e alla loro capacità di contribuire alla sicurezza energetica”: sono dunque necessari “segnali di policy – a livello europeo e nazionale – non ideologici ma pragmatici, che nel caso del gas devono essere meno discordanti e meno penalizzanti, in relazione al suo presente e futuro ruolo nel processo di transizione energetica e di decarbonizzazione”.

E qui non va dimenticato un altro “grande insegnamento” che si può trarre da questa crisi: “I sistemi economici e industriali si alimentano ancora prevalentemente con fonti tradizionali e la transizione energetica, che noi sposiamo e sosteniamo con grandissimo impegno strategico, non può prescindere dalla sicurezza degli approvvigionamenti e dal costante ampliamento e miglioramento dell’accesso all’energia, per tutti e dovunque. La transizione, senza energia che la alimenta e senza equità, fallisce”. Fissati quindi gli obiettivi ambientali, occorre impegnarsi “lungo tutto il percorso che ci avvicina a quegli obiettivi” nel “mantenere al sicuro, dal punto di vista energetico, i nostri sistemi economici e industriali, e quindi sociali”.

In quest’ottica l’Europa dovrebbe guardare all’Africa, spiega Claudio Descalzi, in quanto “offre diversificazione delle risorse per i nostri mix energetici, delle fonti di approvvigionamento, con la varietà dei Paesi produttori del Continente e abbondanza di energia”. D’altra parte “l’Europa sarebbe in grado di dare all’Africa ciò che le manca: fondi e tecnologie. Complementarità, quindi, ma che deve essere basata sull’approccio Africa first”.

L’AD di Eni auspica quindi nella creazione di “un grande Corridoio energetico Sud-Nord, dotato delle necessarie infrastrutture e fondato su vere e proprie alleanze che ci consentano di porci come partner per la transizione energetica africana”. La soluzione è nelle parole dell’AD: “Dobbiamo rischiare con loro e come loro, condividere le nostre esigenze e ascoltare le loro, senza imporre nulla, ma cercare di posizionarsi come alleati per progredire insieme”.

Per visualizzare l’editoriale completo: https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/35157/Transizione+e+sicurezza+energetica:+l%E2%80%99importanza+di+un+piano+condiviso+che+includa+un+corridoio+sud-nord+basato+su+vere+alleanze/Descalzi