La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica: l’intervento dell’AD Claudio Descalzi

8 Aprile 2021

L’idrogeno può essere la soluzione per decarbonizzare interi settori industriali come raffinazione, chimica, cementifici e cartiere ma può giocare un ruolo chiave anche nella mobilità, in particolare quella pesante. Lo sostiene l’AD di Eni Claudio Descalzi, intervistato lo scorso 25 marzo nell’ambito dell’evento ‘La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica’ promosso da “Il Sole 24 Ore”.
È da circa trent’anni che si parla di idrogeno e negli ultimi tempi “ci sono stati dei miglioramenti tecnologici” ma ora “c’è soprattutto la necessità di diversi vettori energetici e diverse risorse primarie”. Nell’intervista, l’AD di Eni ha infatti spiegato come il mondo energetico sia oggi molto variegato: ancora “nella parte elettrica” la fonte principale resta il carbone da cui provengono “circa il 72% delle emissioni” e poi “abbiamo il gas e la parte rinnovabile che sta salendo soprattutto in Europa ma con cui non riusciamo a coprire tutto perché i bisogni energetici stanno crescendo sempre di più soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”. In questo quadro c’è dunque bisogno di altri vettori energetici e, tra questi, l’idrogeno “può dare grosse soluzioni in campo industriale ma anche nella mobilità, in particolare quella pesante e che insieme all’elettrico può contribuire alla decarbonizzazione”.
In futuro dunque, secondo Claudio Descalzi, per l’idrogeno ci sarà una crescita come è successo con l’elettrico: “Noi ci siamo attrezzati e incominceremo da vere stazioni di servizio multifunzionali con elettrico, biogas e idrogeno, in maniera più limitata perché gli investimenti si fanno in funzione della domanda e a questo punto non ci sono molti trasporti a idrogeno”. Per la mobilità leggera invece l’idrogeno è “meno efficiente” ma la prospettiva è comunque quella rappresentata dalla mobilità pesante: “Il pieno di idrogeno della macchina si fa in qualche minuto, c’è una certa facilità di caricamento. Si può andare sulla parte camion ma anche sulla parte navale e dove si usa il gasolio per i treni, l’idrogeno potrebbe, in modo limitato, far muovere i treni”.
Eni, come evidenziato da Claudio Descalzi, produce e utilizza idrogeno: “Lo usiamo anche nel sistema elettrico. Se guardiamo al 2050 vediamo che ci sarà una quadruplicazione della produzione di idrogeno. Il 43% sarà idrogeno blu e il 48% sarà verde. Quindi c’è un piano ben definito a livello Europeo e mondiale”. Nessuna contrapposizione dunque tra green hydrogen e blue hydrogen: “Il sistema energetico non è un sistema ideologico ma è un sistema tecnologico. Dobbiamo essere neutri e lavorare in funzione dei costi del mix e soprattutto individuare gli scopi e gli obiettivi”.
Dunque Eni, decisa a raggiungere la decarbonizzazione totale delle proprie attività entro il 2050, guarda in particolare a “un idrogeno decarbonizzato per far funzionare le nostre raffinerie che non possiamo chiudere”. Non farlo significa continuare ad emettere CO2, come ha precisato Claudio Descalzi: “Si tratta di una soluzione per decarbonizzare le raffinerie, gli impianti chimici, power plant”.
Il processo di decarbonizzazione può dirsi oggi “molto consolidato in Europa e negli Stati Uniti”: in particolare Claudio Descalzi si è soffermato sullo stoccaggio di CO2, incentivato “in giro per il mondo” perché è il metodo “più efficiente per decarbonizzare sistemi energivori importanti come raffinazione, chimica, cementifici, vetro, cartiere, ammoniaca”. Tutte cose di cui c’è bisogno ma devono essere decarbonizzate, come ha ricordato infine l’AD di Eni.