21 Ottobre 2022
Il futuro della transizione energetica tra crisi del gas e scenari internazionali in evoluzione: l’AD Claudio Descalzi ne ha parlato lo scorso 11 ottobre nel corso della quarta edizione dei “Green Talk”, organizzati da Rcs Academy e “Corriere della Sera”, in cui si è discusso di numerosi temi di stretta attualità e in particolare di politiche energetiche e sostenibilità, di economia circolare, criteri ESG e climate change. Nello specifico l’AD di Eni ha preso parte a un panel dedicato a scelte e innovazioni per l’indipendenza energetica: nel fare il punto si è soffermato in particolare sulla campagna di approvvigionamento di gas intrapresa nei mesi scorsi insieme al Governo “mettendo a fattor comune le produzioni, gli investimenti e le riserve di Eni nei diversi Paesi in cui opera”.
Tra questi l’Algeria, oggi “punto fondamentale per l’Italia”: basti pensare che “nel 2019 ci dava 10 miliardi, nel 2022 ce ne sta dando 24 e nel 2023 quasi 27, con la possibilità di salire fino a 34-35 miliardi di metri cubi come capacità del tubo”. Ma come ha ricordato l’AD Claudio Descalzi, anche a fronte dei confortanti risultati raggiunti, pensare di rallentare ora significherebbe commettere un grave errore: “Abbiamo bisogno di rigassificatori. Ora stanno andando quasi al 100%, abbiamo una capacità di circa 16 miliardi di metri cubi. Abbiamo bisogno assolutamente di questo nuovo rigassificatore altrimenti il bilancio non torna. Potremmo rimanere al di sotto di 5-6 miliardi se la domanda dovesse rimanere intorno a 73-74 miliardi di metri cubi”.
Lo sguardo dell’AD Claudio Descalzi è infatti proiettato anche sui prossimi inverni: “Ora siamo in una situazione diversa perché abbiamo gli stoccaggi pieni e abbiamo praticamente colmato il gap da qui a fine anno”. È necessario però aumentarli: “Da 20-30 anni abbiamo lo stesso volume di stoccaggio, circa 16-17 miliardi di metri cubi, in questo momento aumentarla è fondamentale. Ora tutti i Paesi si stanno muovendo per avere rigassificatori, poi bisogna avere gli stoccaggi. In Italia possiamo farlo più facilmente perché abbiamo tanti campi in cui è finita la produzione. Se avessimo stoccaggi per almeno 28 miliardi di metri cubi non avremmo problemi”. Senza dimenticare l’obiettivo più importante, quello della sicurezza energetica che, come ha ribadito l’AD di Eni, “non è un obiettivo secondario”.