19 Marzo 2019
La transizione energetica come chiave di crescita. È attraverso essa che Eni punta a creare valore per gli stakeholder nel prossimo quadriennio, come ha spiegato l’AD Claudio Descalzi presentando il Piano 2019-2022. “Siamo fortemente impegnati a lavorare per un futuro a basse emissioni e oggi stiamo fissando un nuovo obiettivo, vale a dire raggiungere la neutralità carbonica nel settore upstream entro il 2030” ha affermato l’AD, sottolineando come la decarbonizzazione resti “una priorità strategica per il nostro Consiglio di Amministrazione”. Non a caso si prevede il completamento di 60 progetti tra brownfield e greenfield per un totale di oltre 1,6 GW di capacità rinnovabile entro il 2022 (investimenti per €1,4 miliardi) e fino a 5 GW entro il 2025.
Nel corso degli ultimi cinque anni, ha aggiunto Claudio Descalzi, “abbiamo costruito una nuova Eni fondata sull’efficienza, l’integrazione e l’impiego di nuove tecnologie” mettendo in atto “una strategia di trasformazione ideata con lo scopo di rafforzare il nostro modello di business riducendo drasticamente il debito, aumentando la produzione e trovando nuovi modi per differenziare la nostra compagnia“. Un percorso destinato a proseguire: “Rafforzeremo e diversificheremo ulteriormente il nostro portafoglio in bacini a basso costo ma ad alto potenziale, continueremo a perseguire ulteriori opportunità lungo la catena del valore, e cresceremo nelle rinnovabili e nei biocarburanti facendo di Eni una società più profittevole”.
Nello specifico l’AD ha evidenziato come il gruppo nei prossimi anni sia intenzionato “ad aumentare l’esposizione nel settore dello stoccaggio di energia” e ad espandere ulteriormente il ‘Progetto Italia’, che “prevede la conversione delle aree industriali bonificate in aree per la produzione di energia da fonti rinnovabili”. Per eliminare le emissioni nette dell’upstream entro il 2030 invece, Eni punterà sull’efficienza operativa “riducendo al minimo le emissioni dirette di CO2 del business e compensando le emissioni residuali con vasti progetti di forestazione”.
L’impegno sul fronte della transizione energetica si accompagna a quello della creazione di valore per gli azionisti: “Rimane la nostra principale priorità e per questo abbiamo deciso di annunciare l’aumento del dividendo 2019 del 3,6% a 0,86 euro per azione, in linea con la nostra politica di remunerazione progressiva”. Claudio Descalzi ha annunciato inoltre la partenza di un programma quadriennale di buyback “che prevede, nel 2019, un ammontare di 400 milioni di euro, mentre per i tre anni successivi, assumendo un leverage stabilmente inferiore al 20%, un ammontare annuale di 400 milioni di euro in uno scenario di Brent a 60-65 dollari, oppure 800 milioni di euro con un prezzo del Brent superiore a 65 dollari al barile”. Nel piano 2019-2022 sono previsti investimenti per 33 miliardi, di cui 8 miliardi solo nel 2019: l’obiettivo nei prossimi quattro anni, anche grazie alla grande quantità di nuovi permessi in bacini ad alto potenziale, è realizzare 2,5 miliardi di barili di nuove risorse perforando 140 pozzi esplorativi.