Claudio Descalzi: il 2021 di Eni, intervista a “Milano Finanza”

23 Dicembre 2021

Il gas continuerà ad avere un ruolo centrale come materia prima di transizione: dobbiamo concentrarci per renderlo sempre più sostenibile. Intervistato da “Milano Finanza”, l’AD Claudio Descalzi parla del 2021 di Eni soffermandosi anche sulle “novità di grande rilievo” in programma per il prossimo anno come l’IPO di Plenitude, la Newco annunciata nei mesi scorsi che integra rinnovabili, retail gas & power e mobilità elettrica. I numeri del 2021 dicono come Eni sia riuscita a fronteggiare l’onda d’urto della prima annata di pandemia e a ritrovare pienamente forma e slancio: “È indubbio che lo scenario energetico si è rafforzato, ma i conti di quest’anno, in particolare quelli del terzo trimestre, non riflettono solo il rialzo delle quotazioni del Brent. Ha contribuito anche la crescita di altri business, come nel caso di Retail gas & power e rinnovabili, proiettato ormai verso un ebitda pro-forma di 600 milioni di euro nel 2021. Ma in generale tutti i business dimostrano solidità. È tornata in utile la R&M, con un attivo di 161 milioni di euro, e per la Gas & Power stimiamo per fine anno un ebit adjusted oltre i 500 milioni di euro, con 300 milioni di euro di free cash flow, grazie anche alle rinegoziazioni di alcuni contratti che ci consentiranno di allinearci alle nuove condizioni di mercato”.
La bussola resta quella della decarbonizzazione, spiega l’AD Claudio Descalzi: “Come commodity di transizione il gas avrà un ruolo centrale, non solo per noi. Lo si vede dall’andamento dei prezzi. Il gas ha ancora una forte domanda, è la prova che non è stato ancora possibile rimpiazzarlo adeguatamente con altre fonti. Quello su cui dobbiamo concentrarci adesso, quindi, è rendere il gas sempre più sostenibile, evitando le emissioni di metano, annullando la combustione, il cosiddetto flaring”. E cita ad esempio la scoperta di Baleine in Costa d’Avorio: “Lo start up avverrà a zero emissioni operative nette, per la fornitura di gas al mercato domestico. L’impegno di Eni è garantire l’energia col minimo di emissioni di CO2, traguardando il loro completo abbattimento al 2050”.
Per farlo, secondo Claudio Descalzi, “bisogna usare tutte le tecnologie efficienti e pulite a disposizione altrimenti rispettare gli obiettivi di Fit for 55, il pacchetto climatico dell’Ue, sarebbe come dover correre i 100 metri con le mani e i piedi legati”. Necessario quindi “fare ricorso a tutto l’arsenale tecnologico senza ideologie, per decarbonizzare quell’industria che, se non viene decarbonizzata, si atrofizza”. In quest’ottica assume particolare valore anche il progetto avviato insieme al Mit di Boston per la fusione a confinamento magnetico, da non confondere “con la fissione del nucleare tradizionale, perché non produce scorie e non utilizza uranio”: lo scorso settembre “abbiamo raggiunto un traguardo fondamentale con il successo nei test, accolto con grande entusiasmo anche dal mercato perché questa tecnologia promette di essere un game changer nel campo delle tecnologie di decarbonizzazione, essendo in grado potenzialmente di rendere disponibili grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito, virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra”.
Il prototipo sarà pronto “nel 2025 così che per il 2030 si possa aprire la fase industriale” evidenzia l’AD Claudio Descalzi: “È qualcosa di completamente diverso rispetto al nucleare, ma ben venga qualsiasi fonte sicura a sostegno della decarbonizzazione”. E in merito l’AD invita a rafforzare maggiormente l’impegno e la collaborazione a livello globale: “Per noi sarebbe più semplice in questo momento, se non facciamo nulla, chiudere tutte le raffinerie e comprare i prodotti negli Usa e in Medio Oriente perché lì non ci sono tasse sulla CO2. Tutti sono pronti a indicare obiettivi, però solo l’Europa, l’Italia, fanno passi concreti tassando chi inquina: nessun altro lo fa. Ma poi le industrie muoiono, e altre invece si affermano, oppure si delocalizza e finiamo per importare i prodotti: questo vuol dire impoverire in modo dissennato un patrimonio di tecnologia, occupazione, industria e sviluppo”.
Uno scenario complesso a cui Eni risponde proiettandosi nel 2022 con “novità di grande rilievo”. Tra questi l’imminente jv in Angola con Bp, progetti riguardanti la controllata norvegese Vàr Energi e l’IPO di Plenitude: “Per fine anno prevediamo una capacità rinnovabile installata e in costruzione pari a 2 GW, il doppio della previsione iniziale e confermiamo il target di un ebitda di 1,2 miliardi di euro al 2024. Il previsto collocamento in Borsa ci consentirà la valorizzazione di un modello di business integrato, essenziale per la decarbonizzazione dei consumi della clientela retail, che intanto ha visto il portafoglio crescere a 9,97 milioni di punti di fornitura. Nella società integreremo anche la rete di punti di ricarica per veicoli elettrici”. Nell’ultimo anno “abbiamo investito circa 2,6 miliardi in rinnovabili, sia da fonte eolica che solare”: la capacità installata da fonti rinnovabili, come ricorda Claudio Descalzi nell’intervista, ha raggiunto al 30 settembre 2021 gli 834 MW, quasi il triplo rispetto ai 307 Megawatt del 2020.