22 Settembre 2021
“Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo”: le parole dell’AD Claudio Descalzi trovano conferma nell’importante traguardo annunciato dal Gruppo nei giorni scorsi. CFS (Commonwealth Fusion Systems), la società spin-out del Massachusetts Institute of Technology di cui Eni è il maggiore azionista, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors) che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica.
Tecnologia finora mai sperimentata e applicata a livello industriale, la fusione a confinamento magnetico è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile che riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una svolta nel percorso di decarbonizzazione. “Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita”, ha aggiunto in merito l’AD Claudio Descalzi.
Il test su cui ha lavorato CFS ha riguardato l’impiego di elettromagneti di nuova generazione nella gestione e nel confinamento del plasma: la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche. Il magnete è in grado di garantire sia l’innesco sia il controllo del processo di fusione: una tecnologia dunque di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico in quanto funzionale a creare le condizioni di fusione controllata rendendo possibile il suo impiego in impianti dimostrativi. In futuro potrà essere impiegata in vere e proprie centrali connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate. Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui guardano le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico.
“Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer”, ha sottolineato l’AD Claudio Descalzi: impegnata da tempo in questo ambito di ricerca, Eni nel 2018 ha acquisito una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione. Inoltre il Gruppo ha sottoscritto un accordo con il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT) per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione.
I risultati del test consentono a CFS di confermare la propria “roadmap” che prevede la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato SPARC e successivamente quella di ARC, primo impianto dimostrativo in grado di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, in base al piano, sarà disponibile nel prossimo decennio.