10 Agosto 2022
Il periodo “di rottura” in cui viviamo, osserva Claudio Descalzi, ci chiama “ad agire con ancora maggiore responsabilità per affermare i nostri valori: la pace, il rispetto dei diritti umani e il senso di comunità”: le parole dell’AD arrivano nel giorno della pubblicazione di “Eni for Human Rights 2021”, report annuale che inquadra l’impegno di Eni nel promuovere il rispetto dei diritti umani nei Paesi in cui è presente focalizzandosi su risultati, sfide e opportunità. “La guerra sta distruggendo vite umane e mezzi di sussistenza e sta deteriorando le relazioni internazionali, spingendoci a unire le forze per cercare il bene comune”: preservare la dignità di ciascun essere umano e il benessere delle persone e delle comunità oggi è ancor più necessario.
Il report 2021 include in particolare i quattro studi specifici realizzati da Eni sui diritti umani in relazione ai progetti industriali considerati più a rischio in Angola, Albania, Oman ed Emirati Arabi Uniti dove sono stati definiti piani d’azione concreti per i diritti umani, calibrati sulle specificità di ciascun Paese. Lo scorso anno poi nell’ottica di rafforzare il proprio impegno sul tema dei diritti delle donne Eni ha sottoscritto i Women Empowerment Principles delle Nazioni Unite e adottato una Zero Tolerance Policy che vieta ogni forma di violenza e molestia sul luogo di lavoro, anticipando il processo di ratifica italiana della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 190 in materia, con l’emanazione dei decreti attuativi nazionali.
“Il nostro obiettivo è chiaro in questo contesto” ha sottolineato l’AD Claudio Descalzi riferendosi all’impegno di Eni nel “mantenere la priorità su una transizione giusta che sia incentrata sulle persone”. Per il Gruppo parlano dunque il lavoro svolto negli anni scorsi e i risultati raggiunti nel 2021 che gli permettono oggi di affrontare i progetti più innovativi con un approccio solido e processi strutturati in tema di diritti umani. Come ad esempio in Kenya e in Congo dove sta portando avanti un’analisi integrata con l’obiettivo di valutare l’impatto socio-economico e sui diritti umani sulle comunità locali delle iniziative per integrare i Paesi nella catena del valore dei biocarburanti. Non solo: Eni lavora inoltre al fianco degli agricoltori per recuperare terreni marginali non in competizione con la catena alimentare in aree degradate soggette a erosione, siccità e inquinamento, coltivando colture per uso energetico e fornendo a migliaia di loro nelle aree rurali reddito e accesso al mercato. Gli studi serviranno a valutare nel tempo diversi indicatori, tra cui il miglioramento delle entrate che il sistema introduce nella vita degli agricoltori nonché la corretta gestione dei terreni.
Progetti che rientrano in un’ottica di transizione giusta, come evidenziato dall’AD Claudio Descalzi: “Raggiungeremo questo obiettivo solo se ne condivideremo i costi in modo equo, senza gravare sui lavoratori e sulle comunità vulnerabili, accelerando la decarbonizzazione per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi”.