21 Luglio 2022
È un progetto che, come sottolineato anche da Claudio Descalzi, “incarna tutti i pilastri dell’approccio di Eni alla sostenibilità”. Nelle parole dell’AD è tangibile la soddisfazione per quanto annunciato lo scorso 18 luglio: Eni ha completato la costruzione dello stabilimento di Makueni, in Kenya, per la raccolta e spremitura di semi oleaginosi e avviato la produzione del primo olio vegetale per le bio-raffinerie.
Il primo agri-hub avrà una capacità installata pari a 15mila tonnellate con una produzione prevista nel 2022 di 2.500 tonnellate: il progetto prevede anche la realizzazione di un secondo impianto il prossimo anno che porterà al raggiungimento di una capacità complessiva di 30mila tonnellate di olio vegetale all’anno. “Abbiamo coinvolto 25 mila agricoltori e impiegato fino a 200 persone al giorno nella costruzione del centro”, ha spiegato l’AD Claudio Descalzi sottolineandone anche il carattere multifunzionale: non solo impianto di produzione ma anche polo di formazione e supporto tecnico agli agricoltori.
Un progetto che racconta dunque molto della vision di Eni sulla sostenibilità e di come il Gruppo declini trasversalmente tale impegno: inclusione e sostegno al territorio e alle comunità locali ma anche “neutralità carbonica, perché la bioraffinazione è un elemento importante nel nostro percorso verso le zero emissioni al 2050”. E inoltre, osserva ancora l’AD Claudio Descalzi, l’eccellenza operativa: “Abbiamo concluso i lavori nei tempi previsti, a un anno dall’accordo con il governo kenyota e a sei mesi dall’avvio del cantiere, in totale sicurezza con più di 200mila ore lavorate senza incidenti”.
L’agri-hub rappresenta il primo passo nello sviluppo di iniziative per la catena agro-industriale di Eni: nel corso dell’ultimo anno in quest’ottica sono stati firmati accordi in diversi Paesi tra cui Congo, Mozambico, Angola, Costa d’Avorio, Benin, Kazakistan e Ruanda.