1 Giugno 2022
Nessun rallentamento per la transizione energetica “se si investe in modo massiccio nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico”: lo spiega Claudio Descalzi in un’intervista per il “Corriere della Sera” pubblicata lo scorso 31 maggio. Fondamentale in quest’ottica, secondo l’AD, anche “la velocizzazione del time to market sia di tutte quelle tecnologie in grado di generare energia completamente pulita, sia di quelle volte a decarbonizzare le fonti tradizionali, come la cattura e lo stoccaggio della CO2, che comunque necessariamente ci dovranno accompagnare nella transizione verso la completa decarbonizzazione”.
Parlando dell’emergenza energetica in corso, l’AD sottolinea come “a una situazione speculativamente eccezionale si deve rispondere con misure eccezionali intervenendo a monte dove si realizzano ingiustificati superprofitti. Altrimenti il rischio è distruggere il mercato”. Eni si è prontamente adoperata “per poter dare il nostro contributo alle nostre istituzioni sfruttando al meglio e accelerando la produzione delle ingenti risorse di gas che abbiamo scoperto negli ultimi anni, dirottandole verso l’Europa e verso l’Italia”: una “strategia consolidata da decenni” che “ci consentirà di sostituire interamente il gas russo nell’inverno 2024-2025”.
Claudio Descalzi ribadisce la necessità di un impegno condiviso e di una strategia comune: “Noi vogliamo avere rapporti consolidati con le popolazioni al di là della politica del momento. Le nostre scoperte di giacimenti in Egitto, Libia, Algeria, Ghana, Nigeria, Congo, Indonesia, sono state condivise. Le risorse rimangono in buona parte dove sono state scoperte. Non solo. Ci siamo preoccupati di fornire infrastrutture e tecnologie per garantire lo sviluppo di quei Paesi. Un solo esempio: in Libia l’80% del gas scoperto resta nel Paese. È un messaggio che l’Europa dovrebbe fare suo pensando soprattutto all’Africa”. Due attori, Europa e Africa, che nella vision dell’AD “possono tornare ad avere un ruolo nella geopolitica mondiale”. L’Europa è infatti “ancora un continente di Stati, forse il mercato più grande del mondo” che però non ha risorse proprie. L’Africa invece, “anch’essa un continente fatto di Stati che stanno seguendo in parte la via dell’unione, dell’Europa”, non riesce ad avere l’energia necessaria allo sviluppo perché non dispone di infrastrutture e tecnologia che “l’Europa può dargli”.
Nonostante l’emergenza energetica, Eni è libera oggi di proseguire nel raggiungimento degli obiettivi intrapresi per la transizione senza dover scendere a compromessi. Frutto, come spiega Claudio Descalzi nell’intervista al “Corriere della Sera”, di una strategia lungimirante che l’ha portata a intraprendere da anni il percorso basato sulla leadership tecnologica in cui solo negli ultimi sei anni ha investito 7 miliardi. Per affrontare la transizione energetica, spiega ancora l’AD, Eni non ha soltanto puntato “fortemente sulle rinnovabili (con obiettivo di 6 GW installati nel 2025 e di 60 GW a fine percorso di decarbonizzazione)” ma è intervenuta “in ogni ambito di decarbonizzazione del sistema, dai settori hard to abate fino alla mobilità sostenibile, anche dove rinnovabili ed elettrificazione non sono (per tecnologia o efficienza) in grado di arrivare”.
Qualche esempio ricordato dall’AD: “Produrremo energia non solo sviluppando le rinnovabili, solare ed eolico, ma con idrogeno verde e blu, bio carburanti nelle bioraffinerie, nonché metanolo e idrogeno dai progetti di valorizzazione dei rifiuti; faremo chimica sostenibile sfruttando i materiali da riciclo e materie prime rinnovabili, e produrremo bio metano da processi di upgrading del biogas”. Prodotti decarbonizzati “che genereremo verso un vasto parco clienti retail, commerciale e industriale, e relativo alla mobilità sostenibile”.
Senza dimenticare il progetto in sviluppo con il MIT di Boston incentrato sulla fusione a confinamento magnetico. “Qualcosa completamente diverso dal nucleare attuale basato sulla fissione. Non parliamo di fantascienza ma di una tecnologia pulita, in grado di generare energia pressoché infinita e che all’inizio del prossimo decennio potrebbe avere le prime versioni industriali”, evidenzia l’AD Claudio Descalzi: “È per questo che stiamo progressivamente aumentando il nostro impegno nella traduzione industriale di questa tecnologia destinata a diventare il vero game changer della transizione energetica. Il CFS di cui Eni è il primo azionista ha fatto un aumento di capitale da 1,8 miliardi raccolti in pochi giorni. Ciò significa che il mercato ci crede”.