8 Novembre 2019
“Circa un miliardo di investimenti in ricerca e sviluppo e tre miliardi nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione nei prossimi tre anni, che saranno determinanti”: l’AD di Eni Claudio Descalzi, intervistato da “Il Sole 24 Ore” lo scorso 18 ottobre, lascia parlare i numeri nel sottolineare l’impegno del Gruppo sul fronte dell’economia circolare e della sostenibilità. Progetti macro, come quello di riconversione degli impianti di Venezia e Gela in bioraffinerie, ma non solo: “Nel micro, con il lancio d’impianti di trattamento, che definiamo tascabili, per la trasformazione dei rifiuti organici urbani in energia”. Il riutilizzo totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno importazioni di petrolio e gas, l’aumento dell’occupazione e la riduzione della componente carbonica sono alcuni dei vantaggi citati dall’AD: “Trattare in questo modo 150 mila tonnellate di rifiuti significa trasformare in energia i rifiuti di 1 milione e mezzo di persone”.
Il petrolio del futuro sono quindi i rifiuti, Claudio Descalzi ne è sicuro: “L’incremento demografico e il miglioramento degli standard di vita porteranno all’aumento esponenziale dei rifiuti. Sarà indispensabile, di conseguenza, smaltirli in modo pulito e utile”. Quella dell’economia circolare è la direzione tracciata dall’AD per il Gruppo: il presente e il futuro di Eni che nei prossimi tre anni punta ad accelerare lo sviluppo di “nuove attività, dalla diversificazione nelle energie rinnovabili all’economia circolare per chimica e raffinazione”. Iniziative che “finanziamo con capitali propri, senza sussidi pubblici, e sviluppando tecnologie innovative”, come puntualizza l’AD: “L’Italia è diventata il nostro hub tecnologico, con sette centri di ricerca, 1500 ricercatori, 3 miliardi d’investimenti e una rete di rapporti con 70 enti di ricerca e università. Il tutto ha prodotto 7490 brevetti e 350 progetti applicativi”.
Nell’intervista c’è spazio anche per un bilancio sui cinque anni di Claudio Descalzi alla guida del Gruppo: “Un lungo periodo di prezzi del petrolio bassi, ma ne siamo usciti bene puntando sull’efficienza”. E anche qui sono i numeri a parlare: “A fine 2018, il debito è diminuito del 45 per cento, la capacità produttiva è aumentata del 17 per cento, le concessioni esplorative sono cresciute del 37 per cento, il punto di pareggio della raffinazione è sceso del 50 per cento. Per quanto riguarda la finanza, il flusso di cassa netto è aumentato del 123 per cento raggiungendo 6,5 miliardi, analogo a quello del 2006, in cui però l’Eni era ben diversa, potendo contare su Snam, Saipem e su una raffinazione che in quel periodo aveva un contesto favorevole”.
Oggi Eni è diventata “la compagnia più efficiente tra le grandi” con “riserve nostre, scoperte e non comprate” e con “costi per i nuovi barili molto bassi: meno di un dollaro, contro una media del settore di circa sei dollari”. E tra 20 anni? Secondo Claudio Descalzi Eni sarà “molto diversa, meno oil&gas e più economia circolare: sempre più scientifica e tecnologica, con possibilità di sorprese che potranno lasciare il segno, come i programmi di fusione elettromagnetica per la produzione di energia pulita a cui stiamo lavorando con centri di ricerca, dal MiT al Cnr”.
Per maggiori informazioni:
https://www.ilsole24ore.com/art/descalzi-eni-i-rifiuti-sono-petrolio-futuro-ACYsIos?refresh_ce=1