9 Febbraio 2024
“Non c’è l’obiettivo di andare a prendere qualcosa ma c’è quello di andare a dare qualcosa e dando a loro riceviamo anche noi”: l’AD Claudio Descalzi, intervistato lo scorso 29 gennaio a “Cinque Minuti” in merito al Piano Mattei, ha ricordato la vision di Eni e l’approccio che adotta nei Paesi in cui opera: l’attenzione nel promuovere Programmi per lo Sviluppo, le iniziative di accesso all’energia e i diversi progetti per soddisfare i bisogni delle comunità locali.
Nel 2019, Eni ha sottoscritto con United Nations Industrial Development Organization (UNIDO) una dichiarazione congiunta che istituisce un modello di cooperazione pubblico-privato pioneristico orientato a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare in Africa. “Noi abbiamo molto da dare e nel momento in cui cresce l’Africa cresciamo anche noi”, ha spiegato l’AD Claudio Descalzi nell’intervista: “Loro hanno tantissima energia, tantissimo territorio, noi non abbiamo energia ma abbiamo un grande mercato”.
Tra Europa e Africa sono quindi molte le complementarietà, come ha ricordato l’AD nel corso dell’intervista spiegando che “il 90% del gas che produciamo lo lasciamo là, per il mercato domestico”: una scelta “legata alla creazione di valore”. La cosa migliore, ha aggiunto, sarebbe esportarlo perché “si corrono meno rischi e c’è un profitto maggiore”. Ma “avendo noi molti investimenti, investendo nei Paesi africani ci prendiamo un rischio, partecipiamo alla crescita di un grande continente. Dando energia a chi non ce l’ha ci ha fatto assumere un posizionamento diverso dando valore alla nostra presenza”.
Parlando poi dello scenario energetico attuale, l’AD di Eni si è soffermato sulle sfide sempre più ambiziose legate alla sicurezza energetica e alla transizione. “Arriverà il momento in cui vivremo di energie diverse dal petrolio, dal carbone e anche dal gas, perché è in atto una trasformazione tecnologica”, ha spiegato Claudio Descalzi precisando che è impensabile rimpiazzarle tutte con le rinnovabili. Tuttavia “l’economia circolare da una parte, la fusione nucleare che è energia pulita e viene dall’idrogeno” aiuteranno sicuramente in quest’ottica ma “i tempi non sono immediati”.
In linea con la filosofia che da sempre la contraddistingue (anticipare, non inseguire, il cambiamento), Eni si sta preparando da anni in quest’ottica, come ha sottolineato recentemente anche Claudio Descalzi in occasione della visita di John Kerry, inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per il Clima, presso la sede di Commonwealth Fusion Systems (Cfs), lo spin-off del Massachusetts Institute of Technology (Mit) a Devens, Massachusetts con cui Eni collabora per lo sviluppo della fusione a confinamento magnetico: una fonte estremamente interessante per l’industria energetica in quanto non genera emissioni di gas serra ed è costante e affidabile, anche perché il processo di fusione nucleare è virtualmente inesauribile.